venerdì 28 dicembre 2012

La variabile (in)dipendente... parte 2

Tranquilli, non vi siete persi la parte 1, è proprio che non l'ho ancora pubblicata! Perché, allora, intitolo questo post "parte 2"? Semplicemente perché contiene quella che io considero la seconda parte di un discorso più ampio che sto preparando ma, visti i miei tempi di scrittura e la promessa fatta ad un'amica di esprimere quanto prima questa parte di discorso, ho preferito scrivere e pubblicare prima questa, perché se no finiamo quasi alle calende greche!

Andiamo quindi ad incominciare, dicendo di cosa tratta questo post, ovvero della discriminazione femminile.

E' di pochi giorni fa la notizia che un prete ha giustificato il femminicidio (e su questa parola, così come su molte altre ho poi un'osservazione da fare a margine) e, come al solito, si è riaccesa (anche se ho la sensazione che non si spenga mai) la polemica sull'odio che gli uomini hanno per le donne e sulla discriminazione che le donne subiscono.

Premesso che l'esistenza di uomini che discriminano le donne, che usano loro violenza fisica o psicologica (o anche entrambe) e che ritengono le donne creature inferiori sia un fatto tanto brutto quanto vero, la domanda che vorrei porre è: siamo sicuri che sia solo ed esclusivamente questa la radice profonda della discriminazione femminile? Siamo sicuri che tutto si possa ridurre ad una guerra triste e violenta tra certi uomini e le donne?

Per introdurre quello che io considero il cuore del problema, ho due cose da dire: la prima è la considerazione che, a livello personale, un carattere si forma anche sulla base degli stimoli che riceve dal mondo esterno, in particolare da tutto ciò che ognuno di noi vede attorno a sé e, quando sei bambino, anche dai comportamenti che vedi nelle persone che tu hai inconsciamente preso ad esempio ed a modello di vita; la seconda è il racconto di un episodio accadutomi un giorno che andavo a lavoro in treno.
Ero nello scompartimento del treno pendolare Torino-Milano con una mia amica laureata in psicologia infantile e con una sua amica maestra che lavoravano entrambi con i bambini in età da asilo o massimo da elementari e, mentre loro facevano il più classico dei discorsi tra "differenze tra uomini e donne", io intervengo dicendo:

"Scusate ma, visto che voi lavorate coi bambini dai 4 ai 7-8 anni posso chiedervi un paio di cose?"

Al loro "Sì" ecco lo sviluppo del discorso:

Io: "Cosa vi rispondono i bambini quando chiedete loro COSA FARAI DA GRANDE?"
Loro: "Rispondono di tutto di più, dicendo i mestieri dai più normali ai più astrusi".
Io: "E quando chiedete la stessa cosa alle bambine, loro cosa vi rispondono?"
Loro: "9 su 10 rispondo che vogliono sposarsi e avere tanti bambini per fare le mamme".
Io: "Vi siete mai chieste IL PERCHE' di questa cosa?"

Il loro sguardo attonito è stato tutto un programma.

Proviamo a pensare a che tipo di stimoli si trova davanti una bambina:

I giochi che vengono definiti "da bambine" sono: i bambolotti, simulacri di quei bambini a cui si da già per scontato che loro in futuro facciano da madri; le case delle bambole che molte bambine si divertono a rivoluzionare quasi quotidianamente spostando stanze e mobili, simulacri delle case a cui si da già per scontato che loro baderanno in futuro; le cucine e gli elettrodomestici in miniatura (quando addirittura non si mettono loro in mano elettrodomestici veri come l'aspirapolvere) e così via discorrendo.

Se poi parliamo dell'estetica (sia nel vestire che in altri campi) vediamo che gli stimoli che le bambine ricevono fin dalla più tenera età, stabiliscono un canone molto preciso e ramificato sia su ciò che "è bello" (o elegante che dir si voglia) sia su ciò che è brutto. Se vesti un determinato abito di un colore X, questo colore dovrà per forza essere associato ad una serie di colori prestabiliti e dovrà assolutamente evitare di essere associato ad un'altra serie di colori perché con i primi STA BENE e con gli altri STA MALE e, inoltre, questo tipo di combinazioni che STANNO BENE o STANNO MALE, riguardano anche il taglio ed il tessuto dei singoli capi di vestiario; una ragazza che abbia un corpo con una caratteristica principale (più o meno alta, più o meno formosa, con un viso più o meno regolare) avrà degli abiti che l'estetica canonizzata gli dice essere ADATTI a lei e abiti che NON SONO adatti. Praticamente si costringono le bambine a maturare solo quei gusti personali che si adeguano ai canoni prestabiliti. Si arriva addirittura a definire quali comportamenti siano CONVENIENTI o SCONVENIENTI in relazione agli ambienti in cui ci si trova ed alle persone con cui si sta interagendo, perché tutto deve essere studiato fino al minimo dettaglio e, quando capita che la bambina, ormai ragazza, si chieda il perché di tutto questo la risposta degli adulti (e delle donne in particolare) fin troppo spesso è "se no come lo trovi un uomo?" 

Praticamente tutto (o comunque la grande maggioranza degli stimoli esterni) nella vita di un essere umano di sesso femminile, se guardate, parla di FAMIGLIA, CASA, FIGLI, FIDANZATO/MARITO ed è questo il punto fondamentale: siete talmente bombardate con stimoli a senso unico che in molti casi la vostra fantasia di bambine e di ragazze si atrofizza verso un unico e solo obiettivo a cui puoi solo decidere o di sottometterti o di ribellarti. Il problema è che, qualunque delle due modalità tu scelga, sarai messa in condizione di doverti comportare o secondo il canone tradizionale, o secondo il canone detto anticonformista (e tra l'altro questo è un meccanismo di controllo che viene usato sia nei confronti delle donne che degli uomini, ma su questo scriverò in un altro post). 

Questa è la prima vera discriminazione nei vostri confronti: vi rubano il gioco e la fantasia! Ovvero gli strumenti principali che abbiamo nell'infanzia per imparare ad esprimerci e a relazionarci col mondo esterno. Fin dalla più tenera infanzia e mano a mano che crescete diventando prima ragazze e poi donne, venite letteralmente forgiate, plasmate e programmate per vivere la vostra vita con un unico scopo e secondo un unico schema.

E la cosa più atroce di tutta questa situazione è che, con la capacità che avete di vivere fino in fondo le emozioni che provate, potreste veramente vivere delle vite straordinarie, se solo riusciste a sbloccare la vostra fantasia e la vostra voglia di giocare.

Se pensate che stia esagerando, vorrei invitare tutte le donne che sono almeno anche madri a pensare a questa situazione:

Siete in pensione, tutti i vostri figli stanno vivendo la loro vita in maniera indipendente e lontano dalla vostra casa e siete sole. La domanda è: da che cosa traete la gioia di vivere se non avete attorno più nessuno a cui dedicarvi?

E a questo punto torno a chiedermi:

Siamo sicuri che gli ostacoli per la parità tra uomini e donne arrivino SOLO ed ESCLUSIVAMENTE dagli uomini?

Vi invito a riflettere su quanto ho scritto e gradirei che, chi vuole, lasci un suo commento.

Ciao e a presto.