domenica 24 marzo 2013

La Forza dell'abitudine

Sempre per la serie "da frase nasce discorso", ecco che questa volta prendo spunto da una frase di un utente del Nathan Never Forum che, nel commentare un album della serie gigante uscito in questo mese di marzo, dice così

"Sono un lettore di Nathan Never in crisi di identità. Sono orfano dello stile e delle atmosfere viettiane[*]  completamente sparite con il Nino[**]. Un acquirente per inerzia e non per passione.

Ma crescendo ho fatto una promessa a me stesso. Che non avrei mai più acquistato (come erroneamente fatto in passato) un fumetto per abitudine.
E allora perché Nathan mi fa cadere in questa contraddizione tutti i mesi?"

Note per i non lettori del fumetto Nathan Never
[*] aggettivo legato a Stefano Vietti, scrittore che negli ultimi 10 anni è stato uno degli autori principali nello sviluppo  delle storie del personaggio.
[**] Sigla per "Nuovo Inizio neveriaNO" con cui si intende l'operazione fatta per i numeri dal 250 al 253 della serie regolare di Nathan Never in cui c'è stato l'intrecciarsi di un vero e proprio riassunto dei primi 20 anni di storie della serie con la trama che, introdotta qualche mese prima nella saga denominata Guerra dei Mondi, avrebbe portato a svelare IL SEGRETO DI SIGMUND (uno dei personaggi più importanti dell'universo fantascientifico in cui si muove Nathan Never).

Visto che ultimamente sono molto ricettivo sugli stimoli che mi arrivano dall'esterno, ecco venirmi in mente ragionamenti riguardo cosa sia il concetto di abitudine e quale sia la sua forza e quindi mi preparo a condividerli su questo spazio virtuale.

L'abitudine è il rifugio sicuro che ognuno di noi si costruisce e si scava per ripararsi dalla paura dell'ignoto e del diverso, e dall'ansia di dover prendere delle decisioni; è quel meccanismo che nasce ogni prima volta che sentiamo la felicità sulla nostra pelle per qualcosa che facciamo o che ci succede, per cui vorremmo che quell'istante si ripetesse all'infinito (o almeno ad ogni occasione); è quel ritmo di vita che senti tuo e che quindi cerchi di perpetuare più che puoi, perché al suo interno ti senti a tuo agio; è anche quella infida trappola che ti convince che, anche se non sei soddisfatto di ciò che sei, di ciò che hai o di ciò che vivi, è meglio che comunque non cambi perché "Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia e non sa quel che trova". Non solo gli individui, ma addirittura le comunità e i popoli stessi hanno le loro abitudini, che vengono normalmente chiamate tradizioni e questo proprio perché fa parte della natura più profonda dell'essere umano il cercare la sicurezza di ciò che già si conosce e il rifugiarsi all'interno dei propri schemi di giudizio. Perché è più facile lasciarsi guidare da questa sorta di manuale d'istruzioni che ci portiamo sempre addosso, piuttosto che cercare di osservare e di capire sia quel che ci sta intorno, sia ciò che siamo e che proviamo. La forza dell'abitudine è anche quella di generare la speranza a cui ciascuno di noi si attacca per cercare di illudersi che ciò che ci ha reso felici non cambierà mai, ma quando ci rendiamo conto che questo non capita quasi mai, ecco arrivare la delusione e l'illusione ancora più pericolosa del "ma prima o poi tornerà come prima".

Per abitudine si può arrivare veramente a fare di tutto, dal mangiare sempre gli stessi cibi, all'approcciarsi alle varie forme d'arte cercando sempre le stesse cose o le stesse caratteristiche; dal costruirci limiti, al giudicare le altre persone; dal parlare dei vari argomenti dicendo sempre le stesse cose, fino addirittura a continuare a vivere assieme anche quando la felicità di condividere la propria vita con la persona in questione è svanita da un bel pezzo.

Perché continui a comprare Nathan Never ti chiedi? Proprio perché ti ha reso felice per talmente tanto tempo, che adesso covi comunque la speranza che tu possa ancora trovare nelle storie, nelle parole e nei disegni quelle emozioni che prima provavi e che adesso ti sembra che ti abbiano abbandonato.

L'abitudine di per sé non è né buona né cattiva, l'importante è continuare a vivere i singoli momenti e le nostre azioni con la coscienza di ciò che stiamo facendo e con lo spirito di chi mette il proprio entusiasmo ogni volta che agisce e che passa attraverso un pezzo di vita. Perché è proprio così che la vita acquista un sapore unico e autentico momento per momento ed è così che ogni attimo diventa un ricordo prezioso, che varrà la pena di essere raccontato e condiviso anche con chi, di quei momenti, non ha potuto farne parte.