Quest’anno l’augurio che voglio
lasciare a tutti voi, è un po’ particolare, e riguarda da vicino quanto
successo a mia moglie nel periodo da Luglio 2016 (quando è uscita da un
ricovero ospedaliero, avendo però un’infezione da stafilococco aureo) ad oggi
(quando l’ultima delle lesioni che questa infezione le aveva procurato alle
gambe si è definitivamente richiusa).
Molte cose sono successe in
questi quasi 2 anni e mezzo, ma il momento peggiore è stato in questo passato
ottobre quando, tornati dalle ferie, mia moglie ha passato 10 giorni chiusa in
casa con la febbre che oscillava continuamente dai 38°
ai 40°. Quando, nonostante le cure, la situazione non sembrava migliorare,
abbiamo preso la decisione, su consiglio di una specialista che segue Fabiana
da diverso tempo, di portarla al pronto soccorso dell’ospedale torinese in cui
la specialista in questione esercita. Per cui, con in mano i risultati di un
tampone alle gambe ritirato quella stessa mattina da Fabiana, ci siamo diretti
verso Torino.
Quando il medico del pronto
soccorso ha visitato mia moglie, il responso è stato che, oltre alla situazione
evidenziata nei risultati del tampone (ovvero che nella gamba in cui c’erano
ancora lesioni aperte, era di nuovo in corso un’infezione, ma vi era anche un’infezione a livello interno nell’altra gamba, in cui le lesioni
si erano chiuse da tempo) il medico aveva pure ravvisato un focolaio di
polmonite allo stato iniziale.
Quella sera (era un lunedì) io
sono dovuto tornare a casa, con Fabiana che è rimasta al pronto soccorso, e
quello che provavo era un misto tra la rabbia per la situazione e per come si
era venuta a creare, e la paura che mia moglie rischiasse seriamente di morire.
Sapevo, infatti, che lei, in passato, in seguito alle complicanze in
un’influenza, aveva avuto una pericardite per cui ha dovuto curarsi ed
astenersi da ogni sforzo per quasi un anno intero e temevo che, tra l’inizio di
polmonite e le due altre infezioni che erano in atto, il suo fisico potesse
definitivamente cedere.
La dimostrazione della gravità
della situazione sono stati i 20 giorni di ricovero ospedaliero che Fabiana ha
dovuto fare, letteralmente bombardata di antibiotici che, fortunatamente, sono
riusciti a stroncare tutte e tre le infezioni ma in più, per la prima volta da
quando le si erano aperte le lesioni nel lontano luglio 2016, i medici
dell’ospedale, oltre a darle il piano terapeutico per finire di curare le
lesioni alla gamba ancora ulcerata, hanno pure imposto che la terapia fosse
domiciliare, che le gambe fossero lavate ogni qual volta si fosse dovuta
sostituire la medicazione (cosa che fino a quel momento le era sempre stata
“sconsigliata” dai medici che la seguivano), e che dovesse comunque stare a
casa ed il più possibile a riposo fino a quando le lesioni non fossero state
definitivamente richiuse (anche questa indicazione non era mai stata data
prima).
Inoltre, in una delle visite
specialistiche fatte per controllare lo stato della gamba con le lesioni ancora
aperte dopo le dimissioni dal lungo ricovero ospedaliero, lo specialista ha
detto che, vista la situazione passata da Fabiana in quei giorni, lei aveva
seriamente rischiato di morire per setticemia, cosa che rende ancora più bello
il fatto di poter dire che, dopo tutto questo tempo, Fabiana è guarita da
quelle lesioni che hanno fortemente condizionato la nostra vita in questo lungo
lasso di tempo, fatto di 3 ricoveri ospedalieri, e di innumerevoli visite
ambulatoriali fatte o per cambiare le medicazioni alle gambe, o per controlli
specialistici più frequenti, anche in considerazione del fatto che le lesioni e
le infezioni che tornavano ciclicamente, contribuivano ad aggravare un quadro
clinico già di per sé decisamente complesso.
Per cui lo dico forte e chiaro:
SONO FELICE CHE MIA MOGLIE SIA ANCORA VIVA E NON ABBIA PIÙ
QUEST’ULTERIORE LOTTA DA SOSTENERE.
Per questo, l’augurio che voglio fare a tutti voi per
il 2019 è quello di potervi rialzare sempre dopo ogni caduta, e di riuscire a
sostenervi gli uni con gli altri anche nei momenti più duri e difficili, per
poterli superare e poi gioire di ogni singola vittoria, non importa se piccola
o grande, che avrete in ogni singolo giorno della vostra vita.
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